Il Primitivo è una delle voci più riconoscibili del Sud. Parla con un accento caldo, pieno, immediato. Ma sotto quella prima impressione di generosità, nasconde sfumature che vale la pena ascoltare. Il nostro Primitivo nasce proprio da questo ascolto: dal desiderio di interpretare il vitigno con misura, senza forzarlo, lasciando che racconti se stesso.
Le uve provengono da vigneti che conosciamo bene, coltivati su suoli rossi e profondi, capaci di trattenere il calore e restituirlo alla vite con dolcezza. La vendemmia è volutamente anticipata rispetto a certe interpretazioni muscolari: cerchiamo la freschezza, l’equilibrio, la bevibilità.
Nel bicchiere si presenta con un colore intenso ma non impenetrabile. Al naso dominano i frutti rossi maturi, la ciliegia, un tocco di spezie dolci e un accenno di liquirizia. In bocca è morbido ma non pesante, con una struttura che sostiene il sorso senza mai appesantirlo. Il finale è asciutto, pulito, quasi sorprendente per un vino spesso immaginato solo nella sua versione più potente.
Questo Primitivo non cerca di impressionare. Vuole accompagnare. È il vino di una cena tra amici, di una pasta al forno della domenica, di un momento che non ha bisogno di grandi cerimonie. Ma sa anche stare da solo, in un calice al tramonto, con la semplicità delle cose vere.